Brano: [...]ivisione « Arno », nel quadro delle direttive pervenutegli dal C.T.L.N. e dal Comando militare regionale, aveva già studiato gli itinerari di avvicinamento a Firenze e, verso la metà di luglio, cominciò gli spostamenti delle formazioni per evitare che queste rimanessero intrappolate nello schieramento, presumibilmente sempre più fitto, delle truppe tedesche in ritirata e che già cominciava a ridurne le possibilità di manovra. Secondo i piani, il Comando di divisione con la Brigata « Lanciotto » doveva abbandonare il Pratomagno e, varcato l’Arno, raggiungere la Brigata « Sinigaglia » a Badia Monte Scalari, nelle colline del Chianti, per costituire qui un unico gruppo, destinato a penetrare in Firenze da sud. La Brigata « Caiani », invece, doveva portarsi sul monte Giovi e, da qui, entrare nella parte settentrionale della città.
Si trattava di un piano tutt’altro che facile ad attuarsi, data la natura del terreno (ricco di strade e povero di grandi rilievi montuosi o di estesi boschi) e data la presenza, sempre più frequente, di grossi contingenti tedes[...]
[...]invece, doveva portarsi sul monte Giovi e, da qui, entrare nella parte settentrionale della città.
Si trattava di un piano tutt’altro che facile ad attuarsi, data la natura del terreno (ricco di strade e povero di grandi rilievi montuosi o di estesi boschi) e data la presenza, sempre più frequente, di grossi contingenti tedeschi in ritirata. Ma superando tutte le difficoltà, grazie anche all'ampia solidarietà manifestata dalle popolazioni, il Comando di divisione e la Brigata « Lanciotto » riuscirono a realizzare il piano previsto; invece la « Caiani » dovette trattenersi ancora qualche giorno sul Pratomagno e poi spostarsi sul monte Giovi.
Verso la fine di luglio, mentre l'intero fronte tedesco ripiegava, il Comando della Divisione « Arno » dispose che due Compagnie della « Lanciotto » passassero nuovamente l’Arno e si infiltrassero nella parte nordoccidentale di Firenze, dove avrebbero dovuto rimanere nascoste (con l’aiuto delle S.A.P.) fino al momento del loro impiego. Le altre forze della Divisione restarono invece a sud dell'Arno, manovrando e[...]
[...]rdoccidentale di Firenze, dove avrebbero dovuto rimanere nascoste (con l’aiuto delle S.A.P.) fino al momento del loro impiego. Le altre forze della Divisione restarono invece a sud dell'Arno, manovrando e scontrandosi duramente col dispositivo di retroguardia tedesco, finché poterono collegarsi con le avanguardie angloamericane ed entrare in città contemporaneamente ai primi reparti alleati.
Mentre la linea del fuoco si spostava sull'Arno, il Comando di Divisione si trovò a combattere contro i franchi tiratori fascisti, che infestavano la parte meridionale della città facendo strage di inermi cittadini, oltre che di partigiani e di militari angloamericani, e nello stesso tempo a discutere aspramente con i Comandi alleati che
pretendevano il disarmo dei partigiani. La vertenza conobbe momenti di estrema tensione e venne risolta grazie al prestigio che il comandante Aligi Barducci seppe rapidamente acquistarsi tra gli ufficiali alleati: fu così raggiunto un accordo, in base al quale la Divisione « Arno » avrebbe continuato a combattere agli ordini de[...]